Sezione 2

sabato 14 ottobre – pomeriggio

Ambiti d’intervento e problematiche sociali

 

Orii Mc Dermott  
Ricercatrice senior presso il Dipartimento di Psichiatria e Psicologia Applicata dell’Università di Nottingham (Regno Unito)  e il Dottorato in Musicoterapia della Aalborg University (Danimarca)

Lavorare con la persona al di là della gestione dei sintomi: il contributo della Musicoterapia per un più ampio approccio di cura per la demenza
La demenza complisce non solo le abilità fisiche e cognitive della persona, ma anche la capacità di comunicare e di avere relazioni sociali. La stigmatizzazione, percepita ed effettiva, associata alla demenza è ancora diffusa. La ricerca musicoterapica con persone affette da demenza spesso si concentra sui sintomi comportamentali e psicologici come agitazione e depressione. Sebbene non ci sia dubbio che la riduzione dei sintomi neuropsichiatrici migliori la qualità della vita delle persone con demenza, e di coloro che gli stanno accanto, la Musicoterapia non riguarda semplicemente la gestione dei sintomi. Questa presentazione metterà in evidenza alcune competenze cliniche peculiari dei musicoterapisti e come queste competenze ed intuizioni, ottenute dal lavoro clinico con persone con demenza, possano contribuire ad un approccio di cura più ampio, per un’assistenza olistica della persona. Si discuterà dell’importanza della condivisione delle competenze fra le equipe delle case di cura e altri operatori sanitari, incudendo i risultati della discussione della tavola rotonda sulla condivisione delle abilità al Congresso Mondiale di Musicoterapia di Luglio 2017.

 

Stefano Navone
Musicoterapista presso la Comunità terapeutica Ca delle ore (Breganze ,VI); docente di Musicoterapia al Conservatorio di Ferrara, L’Aquila e Mantova

MusiCare! Musicoterapia e Tossicodipendenza; prospettive, applicazioni e analisi di uno studio di ricerca
L’uso della Musicoterapia nel campo delle dipendenze da sostanze è un’area di crescente applicazione e interesse clinico. Studi recenti mostrano che la musica può raggiungere parti del cervello che sono implicate nei fenomeni di dipendenza e può quindi assumere una funzione integrante nel processo di recupero. L’autore propone una panoramica delle principali prospettive teoriche e applicative in questo campo di studi, espondendo inoltre una personale metodologia applicativa che integra una lettura delle sintonizzazioni affettive e della dimensione intersoggettiva nel lavoro di gruppo. Verrà presentata infine qualche importante evidenza clinica come risultato di una recente ricerca portata aventi con una popolazione di 54 pazienti residenti in comunità terapeutica.

 

Alessio Surian  
Professore associato di Didattica presso l’Università di Padova e di Psicologia della Musica presso la Scuola di Musicoterapia “Ferrari” di Padova

Giovanna Ferrari
Dirigente scolastico; docente Musicoterapia Università Ca’ Foscari di Venezia; fondatrice scuola “G. Ferrari” di Padova)

Dislessia e training musicale
Lo studio presenta i risultati di un corso di educazione musicale che ha coinvolto bambini italiani dagli 8 ai 12 anni, affetti da dislessia. Il corso ha fatto uso degli elementi del linguaggio musicale per migliorare il processo di lettura e scrittura, dal momento che le abilità implicate in questo processo sono strettamente connesse all’organizzazione dl linguaggio musicale. La formazione è stata attuata e testata con risultati positivi sia nell’attività individuale che in quella di gruppo. Questa impiega elementi fono-ritmico-motori in maniera interattiva, per facilitare il processo di lettura/scrittura. Sequenze ritimiche vengono associate a colori, forme, numeri e movimenti. Queste vengono proposte ai soggetti aumentando gradualmente il livello di complessità, che riguarda sia la presentazione di fonemi e gesti, che la relazione di questi con diverse immagini e numeri. Il corso si concentra nel fornire un’adeguata stimolazione cognitiva all’interno di un framework di formazione didattica che tiene conto delle specificità delle difficoltà quotidiane del soggetto.

 

Tina Mallon 
Musicoterapista per “Children for tomorrow”, Amburgo (Germania);  ricercatrice scientifica presso Department of Primary Medical Care

Musicoterapia con i rifugiati in Germania. Quadro teorico e approfondimento   pratico in un ambiente di lavoro impegnativo
Nel 2013, la Musiktherapie-Initiative e. V. è stata una delle prime piccole associazioni a provare ad introdurre la musicoterapia per i rifugiati, offrendo sessioni aperte di percussioni all’interno dei campi profughi. Da allora, diversi progetti di gruppo sono stati portati avanti con successo. Dall’esperienza pratica acquisita, è stato sviluppato un modello teorico. Il modello è un primo tentativo di classificazione dell’esperienza musicoterapeutiche acquisita nei diversi setting: 1) Settings a gruppo aperto, 2) sessioni di piccoli gruppi e 3) sessioni individuali. All’interno di questi tre settings, gli aspetti di “casa”, “integrazione” e “differenze culturali” sono stati identificati come argomenti chiave nella terapia e ognuno di questi tre argomenti mostra un’essenza diversa a seconda del setting. Verranno presentati esempi pratici per illustrare questo approccio.

 

Deborah Parker 
Coodinatore didattico Community Music Project, ass. Prima Materia, Montespertoli (Fi); Project manager “Music and Resilience”, Libano; project manager “MARS” (Music and Resilience Support),

La formazione MARS: una nuova sfida per la musicoterapia nel contesto di comunità marginalizzate in, e oltre l’Europa
Come può la musicoterapia contribuire alla sfida mondiale di prendersi cura del crescente numero di comunità emarginate, private di risorse, costrette a fuggire dalla loro patria, portando alla perdita di sicurezza e dei diritti umani fondamentali e della minima identità culturale? Il progetto MARS, sviluppato da una partnership internazionale sotto la guida dell’International Music Council di Parigi, con i fondi messi a disposizione dal programma EU Erasmus Plus, affronta questa sfida con un corso di formazione per musicoterapisti, comunità di musicisti, educatori ed operatori sanitari, basato sull’ampia esperienza con le comunità di rifugiati in molte parti del mondo, al fine di accrescere la consapevolezza all’interno dell’Europa delle potenzialità della musica nel ridare forza alle persone deprivate, curandole e dandogli voce nel sostenere la dignità e i diritti. La presentazione di concentrerà sul necessario rimodellamento del quadro tradizionale della musicoterapia, abbracciando la ricerca sociale, politica e antropologica, al fine di riesaminare il significato di salute, cultura e cittadinanza, e le conseguenze dell’attività musicoterapica fuori dalle proprie ‘comfort zones’.

 

Anna Vandoni 
Medico responsabile di unità territoriale di neuropsichiatria infantile dell’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano (Italia);  responsabile di progetti HPH (Health Promoting Hospitals) Rete Lombarda OMS

Federica Galli
Psicologa e ricercatrice universitaria in psicologia clinica

“Musicoterapia Migrante” : curare in modo nuovo, attraverso  l’integrazione del lavoro clinico, formativo e di ricerca dell’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano
Il progetto nasce nel 2009 in un servizio territoriale di neuropsichiatria infantile, come ulteriore risposta ai bisogni di cura dei bambini migranti e dei loro genitori, in particolare nell’area del linguaggio, dell’apprendimento e del comportamenti. Si è quindi sviluppato in una dimensione di rete tra i Servizi di Area Materno Infantile, di Salute Mentale  e di Neurologia, con obiettivi di prevenzione e di continuità terapeutica, in cui ai progetti innovativi dei Servizi si è affiancata l‘attività formativa di  musicoterapia in ambito clinico.

Nel prossimo futuro sarà offerta agli operatori l’opportunità di fruire del riferimento della componente  universitaria con competenze di ricerca presente in Ospedale, al fine di una migliore verifica degli esiti  e della definizione di linee guida, per favorire la  diffusione  e la stabilizzazione  della musicoterapia clinica nella rete dei servizi sanitari italiani.